Il caffè americano

È il più bevuto al mondo e sempre più italiani stanno imparando ad apprezzarlo. Ecco come farlo a casa, a regola d’arte: vi stupirà

Un pregiudizio ricorrente serpeggia fra gli italiani che si ritrovano all’estero a bere lunghissime tazze di caffè negli hotel: solo acqua sporca. Un vero peccato che l’impatto con il filter coffee (caffè estratto con il filtro) sia questo perché sarebbe come far assaggiare un caffè del distributore automatico ad uno straniero – il suo amore per l’espresso sarebbe per sempre compromesso…

Ci sono hotel e hotel, questo è ovvio, ma mediamente nella grandi quantità la qualità di perde, e si finisce per bere qualcosa di non propriamente fatto a regola d’arte. Il caffè americano, o filter coffee nella dicitura internazionale, è ottimo se fatto bene e una bevanda che andrebbe provata e rivalutata, anche dai noi popolo del ristretto.

L’interesse verso caffè diversi dall’italianissimo espresso è però in rapida crescita, lo dimostra l’affluenza agli incontri organizzati presso gli store Eataly dall’Accademia del caffè Vergnano dedicati al caffè internazionale: un viaggio alla scoperta di usi, costumi, e tradizioni al di fuori del Bel Paese.
Da Damian Burgess, responsabile dell’Accademia del caffè Vergnano, abbiamo raccolto i consigli per farselo in casa.

1 – scegliere la miscela
Serve una macinatura più grossolana di quella per la moka, quindi o ce la si fa a casa con il macinino o si chiede in torrefazione. Serve una macinatura più grossa per permettere all’acqua di percolare lentamente per un’estrazione più completa. Se il caffè è macinato troppo fine (trucco che si usa per diminuire il tempo e la dose necessaria, e risparmiare) si rischia di bruciare il caffè e di avere un cattivo sapore. Arabica o robusta la scelta della miscela è invece una questione di gusto personale. Come materia prima è possibile utilizzare il caffè in grani di Vergnano, disponibile in diverse varianti.

2 – procurarsi una macchina

Il filter coffee funziona in modo molto semplice, si mette un filtro sopra ad un recipiente, si versa la dose di miscela, l’acqua calda e si aspetta che questa coli al di sotto, diventando caffè. Le macchine elettriche scaldano l’acqua e mantengono in temperatura la brocca già piena– che però nel giro di pochi minuti si inacidisce e cambia di sapore. Il metodo migliore, e il più in voga nelle caffetterie di livello, è manuale. Si usano sistemi come il V60, economici e pratici, e usati per preparare una sola tazza, a regola d’arte e con la miscela selezionata dal cliente.

3 – temperatura e acqua

L’acqua deve essere versata a 92-96°, quindi non in ebollizione, e produce alla file del processo una bevanda a circa 70°. Meglio non usare l’acqua di rubinetto, perché il cloro rende amaro il caffè, e aprire una bottiglia di acqua mediamente minerale. Ben spesa, per qualunque tè o caffè.

Queste le regole di base, ma nelle caffetterie specializzate, all’estero, il procedimento è talmente accurato e la ricerca avanzata da poter osservare sistemi come il bypass, ossia la miscelazione di acqua limpida nel caffè per bilanciare l’estrazione, l’uso di filtri in carta selezionati, un sistema a pioggia per evitare che troppa acqua si riversi sul caffè nello stesso momento e così via.

Per sfatare il mito del caffè americano “solo acqua spora” è oramai dimostrato che per farlo bene serve molta più esperienza che con la moka.

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Un commento su “Il caffè americano”

  • Tutto giusto tranne una cosa: una macinatura più grossolana non rallenta ma piuttosto accelera il passaggio dell’acqua.. Questo perchè il tragitto dell’acqua è molto più lungo quando deve effettuare moltissime deviazioni invece che poche. La cosa risulta più chiara portando il ragionamento a condizioni limite. Immaginate, a parità di massa, un macinato di sole quattro particelle e un altro macinato di 400.000. Dove sarà più veloce il passaggio dell’acqua?

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