La Francia contro gli sprechi di cibo

Lo spreco di cibo in Francia sarà reato: i supermercati alimentari avranno il divieto di gettare alimenti invenduti, se ancora edibili. La donazione metterà fine a  questa abitudine  e sarà obbligatoria.

I supermercati che hanno dimensioni maggiori di 400 mq potranno incorrere nel reato di spreco se gli alimenti invenduti, ancora commestibili, saranno trasformati in rifiuti. Le pene previste arriveranno a 2 anni di reclusione e comporteranno un’ammenda di 75.000 euro. Questo esempio francese potrebbe essere il primo passo verso una economia condivisa, in cui la collaborazione diventa uno dei pilastri delle garanzie sociali. La politica si schiera, quindi, contro uno spreco che, secondo la FAO, vede il 35% di quanto prodotto finire nella spazzatura. Non solo la FAO, ma anche associazioni come Waste Watchers e Planetoscope presentano statistiche che denunciano le enormi quantità di prodotti alimentari gettati tra i rifiuti. Il costo di tale spreco si aggira intorno al trilione di dollari annui.

Sostenibilità e benessere sono i paradigmi della legge presentata dal deputato Guillaume Garot alla Camera Bassa del Parlamento francese che ha detto sì alla proposta: si attende ora l’approvazione del Senato a cui è passata la lettura.  Lo stop agli sprechi prevede che i prodotti ancora commestibili siano donati ad enti di beneficenza. Il cibo che non potrà più essere venduto andrà a persone in situazioni di grave disagio economico ma sarà anche impiegato in settori quali l’agricoltura, tramite realizzazione di compost e come mangime per gli animali. I rivenditori, dal prossimo luglio 2016, dovranno stipulare accordi con le associazioni di volontariato per adempiere a questo obbligo. La legge promuove anche iniziative volte alla sensibilizzazione dei bambini delle scuole primarie, per un cambiamento nello stile di vita e per una maggiore attenzione al cibo come risorsa, negata a 870 milioni di persone che soffrono di carenze alimentari. Sono passi importanti verso una sussidiarietà che inizia con la redistribuzione degli alimenti vicini alla scadenza. Al consenso politico e a quello delle associazioni non si è unita, invece, la Federazione del commercio e distribuzione francese (Fcd), che protesta affermando che la norma danneggerà i piccoli supermercati per la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni statali.

Lo spreco alimentare non è solo un ingente costo economico ma anche un danno ambientale. Ogni anno, infatti, il cibo che finisce con i rifiuti origina una notevole quantità di CO2 che inquina l’ambiente e, inoltre, si ha la perdita dell’acqua e dell’energia utilizzate per coltivare il cibo gettato. La povertà e le problematiche dell’ambiente possono essere risolte: se è vero che il cibo eccede è anche vero che esiste una distribuzione inopportuna dello stesso. Se non si rimedia a questa incongruenza sarà il territorio a pagare un prezzo altissimo  perché sprecare vuol dire produrre tonnellate di rifiuti. Quindi non solo ragioni morali ma anche il rispetto per l’ambiente,  impongono di evitare qualsiasi spreco per il bene del Pianeta.

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